Dehors, il no del Comune: «Troppe differenze tra città così la legge non funziona»

l’assessore alle Attività produttive: le città non sono tutte uguali. Pensare a una norma nazionale per una materia così complessa è fuori luogo

Dehors, il no del Comune: «Troppe differenze tra città così la legge non funziona»
di Fernando M. Magliaro
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Sabato 18 Maggio 2024, 07:13

Da una parte il Governo con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e pezzi della maggioranza che rilanciano l’idea di una nuova norma nazionale, stilata in accordo con Soprintendenze e l’Associazione nazionale Comuni d’Italia per rendere strutturali i dehors. Dall’altra, il Campidoglio con l’assessore alle Attività produttive, Monica Lucarelli, che parla di «inaccettabile arroganza» da parte del Governo: «le città non sono tutte uguali. Pensare a una norma nazionale per una materia così complessa è fuori luogo. E comunque sono abituata a leggere proposte di legge scritte e protocollate non annunci fatti a una kermesse elettorale». In mezzo, i commercianti che vedono di buon occhio la regolarizzazione ma solo di chi ha titoli e non degli abusivi e i residenti che dei dehors non ne possono più.

I NUMERI

Parliamo dei dehors, quelle pedane o quelle aree dei marciapiedi, occupati da tavolini, sedie e ombrelloni. Più o meno decorate, fatte in ferro battuto, con i pallet di legno, alluminio, gazebo, rappresentano per molti esercizi commerciali quello spazio necessario a consentire il consumo al tavolo. Prima dell’esplosione della pandemia, su tutta Roma erano autorizzati in totale 21mila e spicci metri quadri di dehors. Il 49% era nel I Municipio Centro Storico, il 13,8% nel II Parioli Nomentano. L’ultimo era il XIII Municipio, Aurelio, con solo 210 metri quadri autorizzati, lo 0,92%. Poi, arrivò il Covid con le sue limitazioni al consumo nei locali. Per cui, vennero autorizzati praticamente tutti ad aprire le loro brave chiostrine fuori da bar, pizzerie a taglio, kebab, gelaterie, ristoranti e via dicendo. E i metri quadri con autorizzazione balzano da 21mila a 112mila con un incremento del 519%. Le percentuali di diffusione sul territorio restano quasi invariate: il I Municipio rimane in testa con il 41,8%, poi il II con il 13% sfiorato. Lascia l’ultima posizione il XIII Municipio che è anche quello che ottiene l’incremento maggiore di metri quadri autorizzati: da 210 metri quadri a 2mila con un +952%.

Salgono, e di molto, un po’ tutti i Municipi che prima della pandemia avevano poche centinaia di metri quadri autorizzati. Insomma, il Covid, alla fine, si è trasformato in una specie di via libera per tutti ad installare pedane e tavolini all’aperto.

COMMERCIANTI

«I dehors hanno portato una maggiore vivibilità per il turismo ma anche per i romani, decoro in molte strade che non ne avevano e anche sicurezza», spiega Sergio Paolantoni, presidente della Federazione italiana Pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio Roma, che aggiunge: «La lotta agli abusivi, competenza del Comune, è sacrosanta. Ma perché dovremmo avere qualcosa autorizzato a Roma e non a Milano e viceversa? Ben vengano regole uguali per tutti». Stessa lunghezza d’onda per Claudio Pica, presidente Fiepet della Confesercenti Roma: «I controlli sugli abusivi spettano al Comune. I dehors però producono posti di lavoro, ricchezza e anche una possibilità di far vivere le nostre strade. In centro ci sono vicoli rinati grazie ai dehors».

Di tutt’altro avviso i residenti del centro. Spiega Viviana Di Capua, presidente dell’associazione residenti Centro Storico: «Ci auguriamo che non sia una sanatoria. Le occupazione Covid sono state prorogate ben oltre la pandemia con effetti su sicurezza e vivibilità».

Per l’assessore Lucarelli «il suolo pubblico è una risorsa limitata. E le strade non sono tutte uguali. Pensare di normare dall’alto questa materia complessa è sbagliato». La replica arriva dal senatore di FdI, Andrea De Priamo, ex consigliere comunale: «Questa è una polemica superflua. Il ministro Urso, è al lavoro con le associazioni di categoria, con l’Anci e con le Sovrintendenze in modo di arrivare il più presto possibile a una norma condivisa».

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